Musei

Noëlle e Miguel sono andati un po’ ovunque nel mondo per verificare se l’Aplomb è lo stesso ovunque. E, in effetti, ovunque – in Europa, in Asia, in Africa, in America – ovunque gli umani hanno il peso del corpo sui talloni – nella parte posteriore dei talloni – E’ l’unica possibilità di essere in Aplomb ; si pesa cosi il meno possibile sui piedi. E’ la sola maniera di poter portare dei carichi – anche le semplici provviste giornaliere, senza danneggiare ne la colonna vertebrale, ne i piedi ….. sia che il carico è sulla testa, sulla spalla, alla base del collo, sulla spalla col « Basél », sulle spalle con un Giogo, nella schiena con una banda pettorale o in fondo alle braccia …. Il peso cade nella parte posteriore del tallone, a Banyuls, nel Sud della Francia, unico posto al mondo, dove la banda è frontale. Il peso di un essere umano arriva – deve sempre arrivare – nella parte posteriore dei talloni, questo richiede al bacino una profonda ante versione con la sinfisi pubica molto in dietro (mentre ora, la moda la vorrebbe posizionare in avanti accorciando il ventre). Bisogna re imparare a sedersi quasi sulle cosce, verificando che si può passare con la mano tra le ossa che sono nelle natiche e la seggiola ! Le nostre nonne e i nostri nonni non si appoggiavano mai sullo schienale, questo non era fatto altro che per segnare la posizione del capo famiglia; del resto, la maggior parte del tempo, si restava in piedi senza fatica o seduti sulle panche.

José Miguel da Fonseca, che tutto il mondo chiamava semplicemete Miguel era nato in una delle famiglie più povere di Setùbal nel tempo in cui questo ceto popolare era analfabeta. Sua madre aveva provato di mandarlo a scuola, ma lui scappava sempre. Quando l’ho conosciuto aveva 50 anni e se la sbrigava con i conti i più semplici, quanto bastava per ritrovarsi. Più tardi, passati i 50 anni, si è messo a dipingere mentre io ero a Parigi. Aveva comperato 3 o 4 piccoli barattoli di colore disegnando conchiglie e pesci, che aveva fatto essiccare, con un chiodo e una penna dei suoi piccioni.

E con questi mezzi cosi semplici, faceva già delle meraviglie. Un giorno, ripromettendoci di gettarlo nel pattume, aveva raccolto un vecchio pennello che aveva solamente qualche pelo, ho compreso e gliene ho comperato uno nuovo. Lui gioiva “ora che mi ha donato un pennello cambia tutto”. Quello che faceva era cosi bello che gli ho organizzato un’esposizione nel piccolo ristorante dove noi mangiavamo. Era sbalordito : “tu sei folle, io semplicemente mi diverto”. L’anno successivo si è parlato di un’esposizione in città e l’organizzatore ha domandato delle tele da appendere al muro. Sulla mia scrivania ho messo un piccolo cartone con sopra uno dei suoi pesci ; e gli ho messo una matita nelle mani ; ha riflettuto per molto tempo ; vedevo che cercava come fare ma non trovava. Allora ho preso la matita e ho cominciato a fare il contorno del pesce, lui ha capito immediatamente: “ dammi – il pennello, lo faccio io”. Il successo dell’esposizione l’ha incoraggiato nella sua ricerca, dipingeva degli oggetti e delle tele sempre più grandi … niente gli faceva più paura. Più tardi, mescolava un po’ tutto quello che sapeva fare : delle parti incollate che metteva nel centro del soggetto dipinto nella stessa tela. Poi ha costruito dei piccoli carretti tirati da buoi o cavalli … infine, si divertiva molto facendo delle cose che, ai nostri occhi, sono delle meraviglie.